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alcune pubblicazioni forum

Roberto Escobar
METAMORFOSI
DELLA PAURA
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Come una sorta di città assediata, oggi l'Europa si sente minacciata, a sud e a est, da un'immigrazione che percepisce come una calata dei barbari. Roberto Escobar si è messo alla ricerca delle radici profonde di questa nuova paura. Inscindibile da quanto di misero e di grande è nell'uomo, la paura ne costituisce il fondo buio: la paura che costruisce confini, erige barricate, esplode in violenza contro gli "invasori".
Finita l'appartenenza legata alle ideologie, si va diffondendo un'appartenenza etnica, minima, localistica; riemergono i meccanismi più arcaici e premorali che fondano e regolano il sentimento di identità, dei gruppi come dei singoli.

Animali senza artigli, sprovvisti di strumenti istintuali adeguati per sopravvivere, gli uomini vivono sul margine del disordine.
Per vincere questa precarietà, i gruppi si chiudono in confini, materiali ma anche e soprattutto rituali e simbolici, ed espellono la paura rovesciandola in odio per il nemico esterno o -che è lo stesso - lo straniero interno: immigrato, nero, ebreo, zingaro.

La paura è l'identità stessa dell'uomo, il suo fondo arcaico e buio: la paura che costruisce confini, erige barricate, esplode in violenza contro gli "invasori". Una riflessione sulle radici profonde del razzismo, dell'odio per l'altro, della rinascita dei nazionalismi e dei localismi.
ESCOBAR affronta il tema di grande attualità della paura suscitata in Europa dai grandi fenomeni migratori in atto, ricercandone le radici nel fondo buio sul quale si basa la grande avventura dell’essere uomo, Prometeo perennemente dilaniato, in lotta con sé e con il proprio lato divino. E´ la paura che muove l’uomo, inerme e nudo animale senza artigli, sprovvisto di strumenti adeguati alla lotta per la sopravvivenza, a raffinare i propri mezzi per l´indispensabile difesa dagli incombenti pericoli esterni. E la stessa paura, evolvendosi, lo spinge a costruire barricate e confini e a ritualizzarne il significato attraverso nuove definizioni, magari artificiose, di appartenenze e diversità.
Nel mondo odierno, finita l’appartenenza legata alle ideologie, si va diffondendo un´appartenenza etnica minimale e localistica che fa riemergere i meccanismi più arcaici e premorali su cui si fondano e regolano le identità dei gruppi come quelle dei singoli. E della paura si diffonde una nuova dimensione, in certo qual modo più ridotta e provinciale, che talvolta degrada fino ad esplodere in episodi di intolleranza, ai limiti della violenza, contro gli altri, percepiti quali "invasori"
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ALCUNE BUBBLICAZIONI DELL'AUTORE > VAI ALLE PRESENTAZIONI

 

21 Aprile 2010 07:22 Nome: malnate org
Il messaggio pervenuto "21 Aprile 2010 06:16 Nome: paxlex email" non è stato pubblicato in quanto contiene link a siti web. Qualora l'Autore volesse reinviarlo escludendo i riferimenti, saremo pronti a darne nota
Grazie
Buona continuazione

27 Ottobre 2009 10:00 Nome: mamma
E la storia dell'influenza suina non è ancora una comunicazione esageratamente allarmistica ?
Ben consapevoli del contagio veloce e delle precauzioni da prendere per contenerlo, è giustificata la paura che i media hanno diffuso da molti mesi terrorizzando il mondo intero ? Allarme alle frontiere, negli aeroporti , terrore alle prime avvisaglie di tosse e febbre, quando la paura si è instaurata chi la controlla più ?
Abbiamo conferme ormai della guarigione normalissima con antibiotici o cure tradizionali e, salvo casi compromessi per patologie pregresse, perchè serpeggia una paura così diffusa e ansiogena ?
Le reazioni sono esagerate ma l'insicurezza dell'uomo di fronte all'imprevisto spesso è ingestibile e quindi maggiormente colpevoli sono coloro che diffondono allarmismi sconsiderati.

15 Ottobre 2009 10:25 Nome: sandra
Se salgo su un aereo e si siede poco lontano da me un uomo di carnagione scura, con la barba, che non guarda nessuno,ha un atteggiamento di persona non rilassata, porta con sè una borsa ( e ci hanno più volte detto che i controlli non sono così efficaci come dovrebbero ), rifiuta cibo e bevande e risponde alla hostes in lingua araba, la paura che mi prende è giustificata o è frutto di una eccessiva comunicazione dei media allarmistica oltremodo ?
Il terrorismo ha segnato l'umanità ma siamo arrivati a non sentirci sicuri in ogni luogo a ragion veduta o le nostre paure sono sproporzionate rispetto al pericolo effettivo causa un immaginario viziato dal terrorismo mediatico ?
Conseguenza di tutto ciò è che mi chiudo, rifiuto, non conosco, mi difendo, mi allontano, alla fine mi isolo e le paure si accrescono.

16 Ottobre 2009 09:30 Nome: migrante
Io non mi spavento se incontro o mi trovo in mezzo a degli islamici, mi spavento e mi spaventano certi cristiani che da divorziati scendono in campo per difendere la famiglia. Mi spaventano ancora di più certi cristiani cattolici perché, come diceva mia nonna "Amunu Diu e futtunu u prossimu". Mi spaventano molto di più certi cristiani presi ad esempio, che puliscono i sedili dei treni dove si sono seduti precedentemente delle persone provenienti da paesi oltre Europa. Pace, As Salam Aleikum. Shalom

21 Ottobre 2009 10:50 Nome: slim
Non si tratta di fare distinzioni di carattere religioso ma di valutare l'impatto della comunicazione mediatica su ciascuno di noi, dei messaggi fuorvianti creati ad hoc, del pregiudizio che mina l'obiettività di valutazione del prossimo, del diverso, delle minoranze.
Quando la paura ha preso piede diventa molto difficile fermarla, controllarla, si ha un bel dire, poi, di aprirsi all'accoglienza e alla conoscenza, di questo evolversi negativo molti politici attuali ne hanno la responsabilità sicuramente.

13 Ottobre 2009 09:25 Nome: Timido
Ho seguito un servizio giornalistico di qualche tempo fa sulla situazione sociale a Toronto, Canada.
Lo studio dimostrava che le paure e le reazioni di difesa eccessiva verso i " diversi " era proporzionale ai notiziari televisivi che martellavano la gente con notizie di cronaca nera, di aggressioni, di gesti violenti. Notizie date con insistenza ossessiva e negli orari di maggior ascolto. Risultato : visione del degrado sociale falsata dall'esagerazione mediatica e reazione spropositata di chiusura e di difesa dal pericolo percepito come incombente e quasi inevitabile.
Il sindaco di Toronto mise in atto una strategia per provvedere a tale stato di cose : notiziari più equilibrati, cronaca nera in orari di nicchia, eliminazione dei riferimenti alle minoranze come responsabili di tutto ciò che era minaccioso o violento. Importante, aggiunse provvedimenti di aiuti economici agli ultimi e iniziative di maggior inserimento nel tessuto sociale degli stranieri, dei poveri, dei diversi.
I risultati non si sono fatti attendere. Le paure, non stimolate inutilmente, si sono equilibrate, l'aria che si respirava era di maggior tranquillità e di fiducia nel futuro, apertura allo sraniero e disponibilità all'accoglienza. Niente di miracoloso naturalmente, i problemi di convivenza civile non erano scomparsi ma la convivenza e il " clima " ne avevano. tratto sicuramente beneficio

11 Ottobre 2009 19:27 Nome: Olinto Manini
Sabato sera 10 ottobre 2009, ho partecipato all'incontro in sala consiliare organizzato da L'altra città- La città delle donne- Soci coop- Musichouse, che aveva come relatore Roberto Escobar ( milanese doc ) e come tema la PAURA.
Una partecipazione, la mia, sia per simpatia nei confronti degli organizzatori ma, soprattutto, perchè il tema trattato era di mio interesse.
Non sono stato deluso.
La platea era numerosa più del solito e popolata non solo dai soliti noti ma eterogenea. Bene.
Si è parlato di paura e di costruzione della fabbrica della paura. Si è parlato del ruolo alto della politica e come la stessa può trasformarsi invece in costruttrice di paura per poi vendere sicurezza. Si è parlato di paure vere che spesso tralasciamo e di paure che ci costruiamo e, pur facendoci paura, di fatto sono legate a fatti insussistenti. Si è parlato della paura del diverso.
La lezione, con qualche sconfinamento del filosofo Escobar, se pur breve e inevitabilmente a maglie larghe, è stata però puntuale e il dibattito che ne è seguito, attento, interessato e pacato. Bene.
Uno degli elementi forti che mi tengono lontano dal pensiero della lega nord è che questo partito, conoscendo bene i limiti di tutti noi, non ha lavorato per aiutarci a superarli, ma per amplificarli, per usarli, per costruire il proprio consenso.
Ha fabbricato e fabbrica paura, senza in concreto risolvere nulla, ma prosperando e recuperando consensi. Male, ed è un male fatto alla nostra società.
Un amico presente ha detto che è mancato il contraddittorio. E' vero, ma questo può avvenire su queste pagine. Mi fermo auspicando che altre iniziative di approfondimento, o su altri temi, possano essere presentate a Malnate.
Un appello al partito a cui appartengo il PD. Ora c'è il congresso e bisogna fare così ma per crescere e incontrare altra gente non parliamo solo con i nostri politici ma allarghiamo gli orizzonti affrontando pubblicamente temi universali.

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