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15.11.1848, Roma
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24.11.1868, Roma
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2.12.1852 , Francia
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10.12.1846, Hospental
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18.12.1869, Piemonte
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1.1.1839, il Politecnico
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1-9 Gennaio 1848, Milano
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17.01.1859
matrimonio di stato
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27.01.1849
G. Verdi un patriota
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9.2.1831 la rivolta
negli stati della Chiesa
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14 gennaio-13 marzo 1858 Felice Orsini
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I Martiri di Belfiore
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Marzo 1848:
la primavera dei popoli
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pubblicazione del 15 marzo 2011

17 marzo 1861:
nascita di uno stato o di una nazione?

Stimati lettori di malnate.org, con questo numero si conclude  il lavoro del prof. Bianchi, che per alcuni mesi ci ha intrattenuto con le sue brevi, ma interessanti ricerche. Ringraziamo il professore per l'impegno profuso e  ringraziamo anche tutti i lettori e coloro che sono intervenuti sul blog ad animare la rubrica. L'anno del 150esimo dell'unità del nostro Paese è però appena iniziato.  Se qualcuno, a partire dallo stesso prof. Bianchi, vorrà suggerire nuove proposte e iniziative, saremo ben lieti di collaborare..... redazione di malnate.org

17 marzo 1861: nascita di uno stato o di una nazione?
"Il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato; noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue: Articolo unico: Il Re Vittorio Emanuele II assume per sé e suoi Successori il titolo di Re d'Italia. Ordiniamo che la presente, munita del Sigillo dello Stato, sia inserita nella raccolta degli atti del Governo, mandando a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato. Da Torino addì 17 marzo 1861".                                                                   

Sono le parole che si possono leggere nel documento della legge n. 4671 del Regno di Sardegna e valgono come proclamazione ufficiale del Regno d'Italia, che fa seguito alla seduta del 14 marzo 1861 del parlamento, nella quale è stato votato il relativo disegno di legge.
Il 21 aprile 1861 quella legge diventa la n. 1 del Regno d'Italia.

 

Stemma del Regno d'Italia dal 4 maggio 1870 al 27 novembre 1890
Dunque il 17 marzo 1861 a Torino, prima capitale dello stato, venne proclamato il Regno d'Italia. Il via ufficiale ai 150 di storia unitaria venne dato a Palazzo Carignano, nuova sede del parlamento, che si era riunito per la prima volta il 18 febbraio precedente.
Anch'io voglio festeggiare questa data, come tanti altri connazionali, senza peraltro tacere in questo scritto, per il momento conclusivo, alcune questioni, riflettendo sulle quali forse capiremmo parecchie delle difficoltà identitarie presenti nel nostro Paese.

Prima questione: nacque uno stato o nacque una nazione? 
Cultura, storia, lingua, religione possono fare di una comunità una nazione; lo stato invece esiste solo quando un popolo ha un proprio territorio sul quale si esercita attraverso le leggi la sovranità.
Parecchi studiosi sostengono che la nazione italiana esisteva da secoli e, andando a ritroso, si arrivava fino ai grandi scrittori trecentisti, Dante, Petrarca e Boccaccio, con i quali la lingua d'oil, cioè del sì, comincia, tra gli studiosi, a divenire l'elemento linguistico unificante, affiancandosi al latino. Altri negano, riferendosi alla frammentazione politica, che ha diviso per secoli i popoli della penisola, fin dalla caduta dell'impero romano, che sia mai esistita una nazione italiana;la stessa lingua, secondo questi ultimi, era un patrimonio degli intellettuali, non certo dei popoli che parlavano dialetti diversissimi.
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Il tricolore del nuovo regno (1861-1946)
Seconda questione: esistesse o meno una nazione italiana, cioè un popolo cosciente di una comune cultura e storia, nei 150 anni di vita dello stato italiano, come mai lo spirito unitario non ha fatto sostanziali passi in avanti? Tanto che i nostri politici si sono ultimamente divisi anche sul fatto se celebrare o meno adeguatamente la data del 17 marzo. "Fatta l'Italia, bisogna fare gli Italiani", dichiarò Massimo d'Azeglio, all'indomani dell'unificazione politica, cui aveva dato il suo non piccolo contributo. Ed ora, nel 2011, quanti si sentono Italiani, oltre che Varesini e Lombardi? 
 

Terza questione.La questione meridionale nacque nel corso stesso del processo di unificazione.
Si sviluppò immediatamente, all'indomani dell'unificazione, un reciproco sentimento di delusione sia dei settentrionali sia dei meridionali.   Certo la "questione meridionale" non poteva avere in quegli anni la stessa pregnanza che avrà più tardi, quando assumerà la sua forma e il suo significato classici, ma già tra il 1860 e il 1861 se ne posero i presupposti, almeno a livello di atteggiamenti mentali. Luigi Carlo Farini, uomo politico moderato vicino a Cavour e primo Luogotenente generale delle province meridionali tra la fine di ottobre 1860 e il gennaio 1861, prima di arrivare a Napoli, comunicò a Cavour le prime impressioni del viaggio e la scoperta che stava facendo: «Ma, amico mio, che paesi son mai questi, il Molise e Terra di Lavoro! Che barbarie! Altro che Italia! Questa è Affrica: i beduini, a riscontro di questi caffoni, sono fior di virtù civile».   Ma, anche per i meridionali, nel giro di qualche mese i «fratelli del settentrione» si trasformarono da liberatori in conquistatori, tanto che  si diffuse inizialmente a Napoli e poi anche nelle province dell’ex regno delle Due Sicilie un malcontento che si trasformò in molti casi in delusione e talora anche in risentimento e contribuì a far riaffiorare anche in molti liberali moderati, che avevano aderito agli ideali unitari italiani, il sentimento di una identità napoletana, da mantenere in vita anche nella nuova entità statale.

Quarta questione. Quanto ha pesato, in senso antiunitario il rifiuto della Chiesa di riconoscere a lungo il nuovo stato, con il cosiddetto Non expedit (in italiano: non conviene), disposizione della Santa Sede con la quale, per la prima volta nel 1868 si consigliò ai cattolici italiani di non partecipare alle elezioni politiche nel Paese e, per estensione, di non partecipare alla vita politica italiana, con il nè eletti, nè elettori? Quanto ha pesato successivamente l'internazionalismo del movimento socialista? Quanto ha pesato l'esasperazione del sentimento nazionale operata dal Fascismo?
Quanto infine ha pesato lo spirito individualistico e particolaristico, già segnalato da Guicciardini nel 1500, secondo il quale gli abitanti della penisola si riconoscevano cittadini delle  loro città e non  di una patria più vasta?

Torino, Palazzo Carignano, il primo parlamento italiano

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